Senigallia: città della fotografia
La fotografia continua ad essere un'espressione artistica di grande rilievo a Senigallia. L'Archivio del Musinf documenta come la riflessione teorica sui temi fotografici sia continuata in città anche dopo la conclusione dell'esperienza del Gruppo Misa. Ne è testimonianza anche il fondo fotografico del Musinf relativo al Manifesto del passaggio di frontiera, significativamente sottoscritto, tra gli altri, da Mario Giacomelli e Gianni Berengo Gardin. All'elaborazione del manifesto e alle successive verifiche, hanno preso parte vari fotografi di rilievo come Loriano Brunetti, Enzo Carli, Giorgio Cutini, Marco Melchiorri, Paolo Mengucci, Massimo Renzi, Sofio Valenti.
Nel corso dell'estate 2008 il Musinf ha allestito una mostra dedicata all'itinerario storico della fotografia senigalliese dalle esperienze del Gruppo Misa fino all'innovazione fotografica di Lorenzo Cicconi Massi, giovane fotografo senigalliese, che ha avuto riconoscimenti internazionali di rilievo e che è rappresentato dall'agenzia Contrasto. Charles Henri Favrod, fondatore e del Museo della fotografia di Losanna, vistando questa mostra, ha messo in luce la molteplicità delle esperienze rilevanti nel panorama attuale della fotografia a Senigallia, soffermandosi, oltre che sulla produzione del Manifesto del Passaggio di frontiera, sull'originale e complessa testimonianza fotogiornalistica di Giorgio Pegoli, sulle opere dei fotografi del Gruppo G7 (Massimo Marchini, Leonardo Bellagamba, Marco Pierfederici, Franco Mariangeli, Davide Maglio, Luca Pasquini, Danilo Costieri, Fabio Neri, Piergiorgio Moretti, Paolo Piermarioli, Michele Medici, Dario Giovanetti, Marco Mandolini), sulla fotografia teatrale di Emanuela Sforza, autrice delle fotografie del programma "Nati per la danza", prodotto dalla RAI, sulla fotografia di body art di Maurizio Cesarini, sull'opera fotografica di Aristide Salvalai, sul ritratto di Giacomelli eseguito da Giovanni Ghiandoni, che simbolicamente costituiva l'opera di apertura degli spazi espositivi a Palazzo del Duca.
Senigallia, città storica, ammirata per i prestigiosi monumenti rovereschi e città turistica, dotata di uno splendido arenile e di un vasto porto turistico, è dunque oggi apprezzata anche come città della fotografia per le sue collezioni e per le sue attività di settore. Il suo civico Museo d'arte contemporanea conserva ed espone importanti opere fotografiche. Promuove mostre di rilievo come è stato per la mostra documentaria della fotografa tedesca Hilde Lotz Bauer, la cui fama è particolarmente legata al fatto di aver fotografato le donne di Scanno prima di Cartier Bresson, Giacomelli e Berengo Gardin.
Senigallia ospita con continuità laboratori sperimentali, incontri e corsi di fotografia, specialmente rivolti ai giovani.
Ospita inoltre l' Osservatorio della fotografia stenopeica italiana ed il Comitato nazionale del cliché verre, che continua le esperienze fotografiche di Corot, Picasso e Man Ray.
L'Assessorato alla cultura ha promosso workshops, aperti a giovani fotografi europei. Tali workshop sono stati tenuti nel 2008 da grandi fotografi come Berengo Gardin, Chiaramonte, Scianna e, nel 2009, da autori del rilievo di Migliori, Colombo, Branzi.
La morte di Giuseppe Cavalli, avvenuta a Senigallia nel 1961, era stata accompagnata da un vasto cordoglio, rico&sot;noscendosi, da parte di tutti, la genialità dell'artista, espressa nel contesto della fama di un agire continuo e coagulante a livello nazionale. Tuttavia Cavalli, che pure, nel gruppo Misa tanto si era speso nella didattica, morendo, artisticamen&sot;te non lasciava in loco eredità di accenti, cioè non lasciava allievi che ne volessero o sapessero manifestare, sul piano teo&sot;rico, l'eredità, se si fa eccezione per Ferroni. Solo Ferroni, infatti, pur con i tempi consentiti dall'esercizio dell'avvocatu&sot;ra, ne ha continuato la lezione, con tale rigore ideale e con tale efficacia della produzione artistica, da giungere a consegui&sot;re, nel 2006, il riconoscimento di artista dell'anno da parte del Fiaf.
Anche con un voluto clamore, Mario Giacomelli e Piergiorgio Branzi, tanto linguisticamente quanto nella sostanza, ave&sot;vano manifestato, il distacco dal padre e preso strade corrispondenti alle prorompenti suggestioni neo&sot;realistiche, del tutto contrapposte rispetto alla poetica di Cavalli. Una poetica articolata su un florilegio estetico di intuizioni, concertazioni, equilibri luministici.
L'ascesa internazionale dell'attenzione attorno al fauvismo giacomelliano ha isolato lungamente l'appeal della colta creatività di Cavalli, almeno fino a che la ricerca storica, intorno alle matrici della fotografia d'arte del secondo Novecento non ha portato in rinnovata evidenza l'antologia degli scritti critici di Cavalli per la rivista Ferrania e fino a che non si è letto con attenzione il senso della ripresa dell'attenzione dello stesso Giacomelli intorno alle radici teoriche della dinamica della fotografia d'arte, nella prospettiva di affidare al futuro nuovi versanti di ricerca, travalicando la frontiera conosciuta.
Una rinascita dell'attenzione che, che si è manifestata da un versante, con il costituirsi delle raccolte e delle documentazioni del Museo Comunale d'Arte Moderna dell'Informazione e della Fotografia di Senigallia e, dall'altro versante, con l'elaborazione del "Manifesto del passaggio di frontiera", che ha visto l'impegno di Mario Giacomelli, ma anche di un altro gigante della fotografia italiana, Berengo Gardin, di Enzo Carli e di altri fotografi senigalliesi. In seguito, molto ha giovato alla valorizzazione e rivitalizzazione dell'immagine di Giuseppe Cavalli l'impegno assunto dal figlio dell'artista, Daniele, che, prima da solo, poi in sintonia con il Museo Comunale senigalliese, ha affrontato il lavoro della catalogazione sistematica delle opere e degli scritti dell'artista. Di Cavalli si viene oggi sempre più comprendendo con chiarezza il ruolo fondamentale ai fini della nascita della fotografia d'arte italiana del secondo Novecento. Una nascita che si sostanzia nella presa di coscienza della fotografia, come arte autonoma, distinta per mezzi tecnici, ma non inferiore, per risultati poetici conseguibili, alla pittura. Una nascita che ha come presupposto specifico la frequentazione del mezzo fotografico e del dibattito estetico sulla fotografia da parte di Emanuele Cavalli, gemello di Giuseppe, che della pittura italiana del primo Novecento è stato uno dei maggiori protagonisti.
Nel primo catalogo della Civica Collezione Mario Giacomelli il Musinf ha pubblicato alcune delle stampe fotografiche che Emanuele Cavalli usava inviare agli artisti amici, in occasione di ricorrenze o viaggi. Virgilio Guidi, in occasione della prima mostra del gruppo Misa a Roma aveva manifestato uno schieramento a favore della fotografia come arte autonoma, esplicitando l'esito di un percorso di riflessione acquisito dagli ambienti romani più colti. Un percorso sulla cui maturazione certamente la visione di Emanuele Cavalli aveva influito profondamente.
La grande mostra allestita dal Museo di Roma, Palazzo Braschi, nell'ambito della quinta edizione di FotoGrafia - festival internazionale di Roma, ha contribuito a rendere a Giuseppe Cavalli il ruolo che gli spetta nella storia dell'arte contemporanea. Un ruolo che aveva mantenuto in molti ambienti, anche nel periodo della lunga mancanza di una catalogazione complessiva, parzialmente supplita da alcune belle monografie realizzate, in occasioni di mostre allestite sia in Italia sia in Inghilterra, nonostante il silenzio che aveva fatto seguito alla morte dell'artista, cui era conseguito il cessare di un'evidente egemonia teorica sulla fotografia d'arte italiana.
La donazione al Museo comunale d'arte moderna e della fotografia di Senigallia dell'intero corpus delle fotografie conosciute di Giuseppe Cavalli, effettuata dal figlio Daniele nel 2004, ha consentito una catalogazione digitale, consultabile in permanenza nella videoteca del MUSINF. Il lavoro di ricerca e catalogazione, ispirato da Daniele Cavalli, si pone alla base anche della possibilità di agevole realizzazione della mostra dedicata a Giuseppe Cavalli, che è stata allestita al Palazzo del Duca di Senigallia. Esposizione, dotata di un catalogo sistematico, voluto dal Comune di Senigallia, le cui raccolte fotografiche sono attualmente imponenti e internazionalmente considerate fondamentali per chi voglia conoscere dinamiche ed esiti della fotografia d'arte del '900. La consultazione delle collezioni e dei cataloghi digitali è continua da parte di studiosi e studenti provenienti da università italiane e straniere. Una consultazione, che ha richiesto, presso il MUSINF, l'allestimento di un apposito spazio videoteca. Si deve considerare che alle oltre 200 opere di Mario Giacomelli si aggiungono le quasi 200 opere di Giuseppe Cavalli, le centinaia di opere dei protagonisti del gruppo Misa (Bocci, Branzi, Camisa, Ferroni, Malvagia, Pellegrini, Simoncelli, che con Cavalli e Giacomelli avevano condiviso, dalla fondazione, la vicenda del Misa) e quelle degli artisti del Manifesto del passaggio di frontiera (Berengo-Gardin, Brunetti, Carli, Cutinì, Giacomelli, Melchiorri, Mengucci, Renzi, Valenti), nonché degli artisti, alcuni ancora viventi, che avevano lavorato con Giacomelli e Cavalli. Tra questi ultimi si può citare il caso di Renzo Tortelli, Gambelli e Paolo Mengucci. A Tortelli, si devono le belle foto in cui Giacomelli appare, a Scanno, intento ad alcuni scatti, che restano nella storia della fotografia. Ampia, nella biblioteca del Musinf, è anche la documentazione bibliografica sugli autori rappresentati e, per quanto attiene Giuseppe Cavalli, sulla sua produzione critica, esercitata su vari periodici specialistici.
Di avanguardia è, infine, la nuova strumentazione di catalogazione digitale e conservazione delle raccolte di cui dispone il Musinf. Strumentazione specificamente predisposta dal personale del museo, riflettendo su vari approfondimenti specialistici con la dirigenza di settore della Biblioteca nazionale di Parigi. Va ricordato anche che proprio gli incontri con Anne Biroleau hanno prodotto la bellissima mostra di Mario Giacomelli, allestita presso la Biblioteca Nazionale di Francia, con un gran numero di visitatori ed un'impressionante messe di recensioni sui principali giornali e sulle principali riviste del mondo.